Un Sorso di Danimarca
Un viaggio nella Cultura della Birra Danese

Daniel Rasmussen at Barr – Visit Cophenagen
Immaginate una tipica serata d’inverno a Copenaghen. L’aria è fredda, quasi pungente e le luci calde dei caffè e delle birrerie illuminano il celebre Nyhavn ed i caratteristici vicoli ottocenteschi del centro. Un gruppo di amici entra in un piccolo locale dall’atmosfera accogliente e si riunisce attorno ad un tavolo di quercia grezza, ognuno con un calice di birra artigianale in mano. I profumi di luppolo e spezie si mescolano alle risate dei commensali: è questo il cuore pulsante della cultura della birra danese.
Una tradizione birraia in continuo rinnovamento ed espansione
Avete presente le famose Carlsberg, Ceres e Tuborg, ormai da anni presenti anche sulle nostre tavole in Italia? Tutte loro sono proprio birre danesi!
La tradizione birraia in Danimarca ha una lunga storia, pensate, infatti, che i Vichinghi consumavano soprattutto birra, poiché l’acqua, al tempo, poteva essere inquinata e quindi pericolosa da bere. Anche ai bambini veniva data una versione leggera della birra, mentre, i guerrieri, producevano e bevevano una birra forte soprattutto per le celebrazioni e le feste.
Come dicevamo, la birra ha accompagnato la storia della Danimarca per secoli, ma è negli ultimi vent’anni che ha vissuto una vera e propria rivoluzione. Dai birrifici storici come quello di Carlsberg, fondato nel 1847, si è passati ad una nuova era dominata da microbirrifici e birre artigianali. Ad oggi la Danimarca conta più di 200 microbirrifici, mentre la produzione di birra nel Paese supera i 700 milioni di litri all’anno: numeri molto importanti, considerando una popolazione di poco più di 5,9 milioni di abitanti.
Il settore birraio danese si è guadagnato una forte presenza nei mercati internazionali, con quasi metà della produzione destinata alle esportazioni verso i mercati esteri (compresa l’Italia).
La produzione di birra in Danimarca ha infatti superato il consumo interno, segno che le birre danesi godono di una grande popolarità all’estero. Al contrario, le importazioni di birra rimangono basse, nonostante un nuovo record di 780.000 ettolitri di birra importati, raggiunto nel 2022.
Secondo recenti statistiche, il consumo pro capite di birra in Danimarca si attesta intorno ai 60 litri l’anno. Sebbene rimanga lontano dai picchi raggiunti da altre nazioni europee (come la Repubblica Ceca e l’Austria, che dominano le classifiche con più di 100 litri di consumo annuo pro capite), questo dato omette un dettaglio fondamentale: una crescente preferenza per la qualità rispetto alla quantità. Quando si tratta di birra, infatti, i danesi amano sperimentare e non si fanno spaventare dai prezzi, ovviamente un po’ più alti, davanti ad una birra di qualità, prodotta con ingredienti locali e utilizzando metodi artigianali.
Fanno parte di queste birre sempre più popolari anche quelle non alcoliche, ossia, quelle con un tasso alcolemico inferiore allo 0,5%. Secondo i dati dell’Associazione Danese dei Birrifici, negli ultimi anni, la vendita di questo tipo di birra è in continua espansione, raggiungendo, per esempio, nel 2023, 8,3 milioni di litri all’anno, equivalenti al quadruplo rispetto a 10 anni prima. “Il desiderio dei consumatori per la birra analcolica continua a crescere. Oggi, ci sono oltre 100 diverse birre analcoliche sul mercato danese. Nove su dieci vengono acquistate nei supermercati e nei negozi e, nella maggior parte dei casi, vengono gustate a casa ed in contesti sociali” dice il direttore dell’Associazione, Nick Hækkerup. Questo non è un trend spinto dai consumatori più “anziani”, ma una tendenza che coinvolge anche i giovani, perciò destinata a crescere sempre di più.
Il fenomeno del birrificio Mikkeller ed i pionieri della birra artigianale
Due giganti della birra hanno dato vita alla cultura birraia in Danimarca, completamente diverso l’uno dall’altro. Il primo è Carlsberg, operante dal 1847 e colosso del settore a livello mondiale nella produzione della “lager chiara”. Poi c’è Mikkeller. Fondato a Copenaghen agli inizi del 2000 dal professore di matematica e fisica Mikkel Borg Bjergsø, è allo stesso tempo una derivazione e l’antitesi di Carlsberg. Per riassumere il legame tra i due, basti pensare che nel primo birrificio Mikkeller, la password del wi-fi era “I hate Carlsberg”! Mikkeller è nato dal bisogno di cambiamento nel settore che si stava sviluppando sia in Danimarca che a livello internazionale, e caratterizzato da un orientamento verso birre più raffinate, particolari e di nicchia.
Questo birrificio è ormai diventato un fenomeno globale con bar e birrifici presenti in 50 paesi nel mondo. Grazie alla sua passione ed al suo spirito pionieristico, Mikkeller ha rivoluzionato il panorama delle cosiddette craft beers. Dai barley wine ai sour ale, passando per IPA e stout invecchiate in botte, produce più di 2.000 tipi di birre diverse e le sue creazioni sono un esempio perfetto dell’incontro tra tradizione e modernità. Non solo innovativa, ma l’azienda è anche un’esperta di marketing e di promozione di queste nuove tendenze. Un appuntamento imperdibile che Mikkeler organizza, per esempio, è il “Mikkeller Beer Celebration Copenhagen” o MBCC, un festival che attira ogni anno centinaia di appassionati e di birrifici internazionali, pronti a promuovere esclusivamente birre speciali ed innovative.
Mikkeler non è il solo birrificio artigianale ad aver avuto successo. Solo a Copenaghen, birrifici come To Øl, Amager Bryghus e Alefarm Brewing, sono solo alcuni dei tanti che hanno contribuito a diversificare l’offerta delle craft beers, proponendo birre artigianali dal carattere unico ed ispirate alla tradizione nordica. Con un simpatico colpo di scena, perfino la stessa Carlsberg ha fatto una mossa verso il mercato della birra artigianale, creando il sotto brand, Husbryggeriet Jacobsen.
La birra come stile di vita
In Danimarca, la birra è spesso associata al concetto di hygge, l’idea danese di comfort e convivialità. È, quindi, comune bere una birra in compagnia di amici o famiglia, specialmente in ambienti accoglienti come pub, birrerie artigianali, ma anche nell’intimità della propria casa. Molte aziende danesi hanno la tradizione della fredagsøl, ovvero il momento in cui, il venerdì pomeriggio, si beve una birra tra colleghi, in compagnia, per rilassarsi dopo la settimana lavorativa.
Nella tavola di un danese, quindi, la birra è sempre presente, che si tratti di un pranzo in famiglia o di una serata tra amici, un boccale, una pinta o un tulipano non mancano mai: nemmeno ai matrimoni o a Natale! Il legame proprio tra questa festività e la birra è molto saldo. Per i danesi, la stagione invernale inizia con l’arrivo della Juleøl, che segna ufficialmente l’inizio del periodo natalizio. Questa “birra di Natale” è diventata popolare grazie alla Tuborg, che negli anni ’80 aveva lanciato la “Julebryg”. Oggi, è prodotta da più di 200 birrifici in tutta la Danimarca che ne creano, ogni inverno, circa 350 varietà. Questa birra è diventata parte della tradizione natalizia anche per le sue caratteristiche organolettiche; è, infatti, spesso arricchita con aromi come liquirizia, caramello o caffè, che si sposano bene con i cibi sostanziosi della stagione invernale. Il giorno in cui viene lanciata la birra, noto come Juledag o J-dag, cade il primo venerdì di novembre ed è celebrato con eventi e feste in tutto il Paese. In questa giornata, migliaia di danesi e turisti si incontrano nei centri cittadini per brindare e festeggiare l’arrivo delle festività, godendosi la birra gratis o scontata concessa per l’occasione. Dalla classica bodega al pub più trendy, nel periodo natalizio è facile trovare e assaporare un’ottima birra di Natale. Ma attenzione! Questa birra è così speciale che viene prodotta solo per dieci settimane. Poi, proprio come le magie delle feste, non resta che sognarla fino all’anno successivo.
Ovviamente, anche a Pasqua non può mancare una birra speciale; e allora i danesi hanno introdotto, nelle loro tradizioni, la Påskebryg, che, dal fine Ottocento viene lanciata durante il P-dag, ogni anno prima di questa festività. Si tratta di una lager dal carattere forte, con una gradazione alcolica piuttosto alta. Come si riconosce? I pulcini gialli sulle confezioni sono il segno distintivo per identificarla.
La sostenibilità nel settore birraio danese
La Danimarca, si sa, è uno dei leader mondiali quando si tratta di sostenibilità. Per questo motivo, la produzione sostenibile ha influenzato anche il mondo delle birre artigianali. In Danimarca, infatti, il 90% delle bottiglie e lattine viene recuperato grazie ad un sistema di riciclaggio nazionale basato sul “vuoto a rendere”, per ridurre i rifiuti e favorire il riciclo, incentivando il ritorno dei materiali nel ciclo produttivo.
Molti sono i birrifici e le aziende del settore birraio danese che si impegnano quotidianamente a ridurre il proprio impatto ambientale, non fermandosi solo al packaging, ma abbracciando la sostenibilità anche nelle fasi di produzione e distribuzione della birra. Per esempio, Carlsberg non solo ha lanciato la prima bottiglia di birra ecologica al mondo nel 2019, realizzata con fibre di legno e completamente riciclabile, ma mira al raggiungimento della neutralità climatica in tutta la sua catena del valore entro il 2040. Un altro ottimo esempio in questa direzione è Brøl, un piccolo birrificio di Copenaghen che combatte lo spreco alimentare utilizzando il pane avanzato dalle panetterie della città come ingrediente principale nelle sue birre, dando nuova vita ad un prodotto che altrimenti sarebbe di scarto.
La sostenibilità ambientale, inoltre, risiede proprio nel cuore delle birre artigianali prodotte in Danimarca. Infatti, esse nascono proprio dall’attenzione che i birrai pongono verso le erbe ed i gusti locali. Il luppolo dal quale nasce la birra è autoctono del Paese, reintrodotto già dal 15° secolo. Mentre frutti ed erbe locali giocano un ruolo predominante nella creatività e nello spirito d’innovazione dei birrifici artigianali. Il risultato è che oggi si possono assaporare, mentre si sorseggia una birra artigianale, i sapori del mirto di palude, dell’assenzio e del cardo, accanto a bacche e frutti regionali quali i mirtilli rossi, le bacche di ginepro, i cinorrodi, la menta e le mele.
Skål!
Anche in Italia, nonostante la cultura del vino sia quasi un simbolo nazionale, la diffusione delle birre artigianali sta prendendo sempre più piede. La collaborazione con la Danimarca, quindi, può essere una finestra su un mondo nuovo. Per questo motivo, per esempio, Danitacom collabora con la fiera BBTech EXPO, per rafforzare nuove connessioni tra Italia e Danimarca nel settore della birra e delle tecnologie a lei associate. Sinergie e partnership possono, infatti, beneficiare entrambi i Paesi, attenti ricercatori dell’eccellenza in ogni bicchiere.
Non ci resta che dire, Cin cin o, meglio, in danese, Skål!